Siamo tutte e tutti sulla stessa barca.
Viaggiamo sempre più spesso nel mare dell’indifferenza e, l’umanità, invece che ambire all’unione delle energie di pace, per sconfiggere la sete di guerra mai sopita, si divide, costruendo muri ideali e reali, per non misurarsi mai col “diverso”, che il Potere pretende di descrivere come tale… Siamo tutti più a Nord di qualcun altro. Sarà sempre più duro ribadire il concetto che siamo tutti in balia di una lenta distruzione, del territorio come del diritto alla vita, delle persone come di tutti gli esseri viventi della Terra. Siamo sempre più sommersi dalla spazzatura, riciclata poco da noi, e inviata a caro prezzo nei Paesi che non fanno parte delle potenze industriali, dove milioni di bambini ci vivono a contatto e che, sempre più, inquina il mare, rendendolo una vasta prateria di plastica ingoiata dai pesci che mangiamo. Le nuove generazioni, tra poco più di vent’anni, si troveranno a lottare con distese di nuovo deserto e il bene più prezioso, l’acqua, sarà purtroppo il nuovo oggetto e soggetto di guerre tra gli esseri umani, per la conquista del bene primario e vitale, che in molti non vogliono capire, prima o poi, finirà. Quando finiranno le lotte per il petrolio, che hanno arricchito Paesi che ora sfruttano la loro ricchezza per costruire cattedrali nel deserto, cominceranno le guerre per l’acqua… I diritti umani sono una realtà democratica, conquistata con sacrificio e determinazione e se non sono rispettati, ovunque vi sono le conseguenze. In Europa proveniamo da generazioni che si sono battute per la pace, per la conquista dei diritti del lavoro, della convivenza civile e delle donne e per questo, siamo assolutamente solidali con chi, nel proprio territorio, difende la necessità di vivere e sentirsi libero, in democrazia. Non sembra passata l’epoca dei “conquistadores” e chi paga in primis le conseguenze delle aggressioni, in ogni parte del mondo, sono sempre i più deboli: le popolazioni indigene e, ancora più nel particolare, le donne e i bambini. Sappiamo bene noi donne in Italia, ad esempio, quanto dobbiamo combattere, contro il femminicidio, un gravissimo stato di guerra alle donne, che negli ultimi quattro anni, sta lasciando sul terreno, una donna uccisa ogni due giorni, un reato che sembra essere meno grave dell’omicidio, inteso come delitto di genere e che deve essere combattuto insieme, fianco a fianco con gli uomini, e che deve prevedere al più presto un cambio culturale, sulle differenze, sul rispetto e sulle Pari Opportunità delle donne. C’è sempre un “diverso” che ostacola la normalità del Potere, qualsiasi sopraffazione sia. Non possiamo vivere nell’indifferenza e rassegnarci all’abitudine delle notizie di uccisioni di donne descritte come semplici fatti di cronaca, così come non possiamo pensare che se un territorio grande come l’Austria, nella foresta amazzonica, viene distrutto ogni anno, la cosa non ci possa toccare, perchè lontana. La Terra è una, ed è l’unico pianeta su cui possiamo vivere, aldilà delle fantasie robotiche miliardarie e se la foresta amazzonica è martoriata dallo sfruttamento delle compagnie petrolifere e minenarie, come dalla monocultura di palme africane, il DANNEGGIAMENTO DELL’EQUILIBRIO ECOLOGICO E DELLA SOPRAVVIVENZA UMANA CHE ABITA QUESTI LUOGHI è messo in pericolo in maniera assolutamente uguale alla sopravvivenza del territorio e degli esseri viventi, a livello mondiale. I grandi Poteri hanno in mano il nostro Futuro ma noi, come cittadini del mondo, dobbiamo lavorare, con i nostri messaggi, affinché ognuno di noi sappia e diventi consapevole che il vento del razzismo, dell’intolleranza e dello sfruttamento economico, può solo portare all’abbassamento dei diritti di tutte e tutti, in ogni parte del mondo. Siamo sulla stessa terra, sempre più bruciata dall’avidità dell’uomo, dalla mancanza di rapporti umani pacifici e, respiriamo tutte e tutti la stessa aria, sempre più irrespirabile. Grazie all’onorevole Cimbro e ad Alicia Erazo, per questa opportunità di lanciare messaggi di pace e solidarietà qui a Roma, perché sensibilizzare sullo SFRUTTAMENTO DELLE popolazioni e della FORESTA amazzonica, dall’altra parte del mondo, non è un’utopia, non è paradossale. Anzi. E’ molto importante sensibilizzare ovunque, perchè non è giustificabile la mancanza dei diritti nel mondo, così come non lo è un’altra “conquista”, quella dell’identità di un popolo, degli indios ecuadoriani, che difendono da secoli, la propria unicità, come abitanti di un paradiso di bellezze ambientali, cultura, tradizione e dignità, patrimonio dell’umanità. Difendere la loro identità è pari alla difesa dei migranti che scappano dalle guerre o dalla fame. E’ successo anche agli italiani di migrare nel mondo ed è successo anche di difendere il nostro territorio dalle dittature, in egual misura. In Europa abbiamo la pace da 70 anni e la conquista della democrazia e la sua permanenza è un impegno costante, mai scontato, lo vediamo ogni giorno. Affinché le popolazioni non subiscano più guerre o distruzioni, non solo con le bombe, ma anche dal punto di vista economico e culturale, che dovrebbero essere patrimonio storico ed eterno, la nostra vigilanza sui diritti non può mai venire meno e, la Politica e i governi, devono attivarsi per garantire non il benessere di pochi, ma la sicurezza e la sopravvivenza di tutti. Il bacino amazzonico, garantisce la vita delle popolazioni indigene, ma anche dell’intero nostro pianeta. E ribadire il concetto di “nostro”, dovrebbe far riflettere sempre. La lotta di chi difende i diritti della propria esistenza, deve farci riflettere perché è assolutamente vero che gli indios non VOGLIONO ESSERE “civilizzati”, tra virgolette, la loro è CULTURA E TRADIZIONI DIVERSE. COME TUTTI NOI, essi NON HANNO assolutamente BISOGNO DI ESSERE RICHIAMATI ALL’ORDINE, DAI PAESI COSIDDETTI CIVILIZZATI E PROGREDITI. IN ECUADOR NON HANNO FESTEGGIATO I 500 ANNI DALLA CONQUISTA SPAGNOLA, PERCHE’ NON si può FESTEGGIARE UN GENOCIDIO. Siamo qui oggi perché è giusto supportare la lotta degli Indios per il loro LAVORO CULTURALE BILINGUE, affinché le loro NOVE NAZIONI con NOVE POPOLI INDIGENI DIVERSI, CHE PARLANO LINGUE DIVERSE, vengano rispettati. GLI INDIGENI dell’Ecuador sono 4 MILIONI E CINQUECENTO MILA SU UNA POOLAZIONE DI 10 MILIONI DI ABITANTI e noi, che siamo dall’altra parte del mondo, abitato da 5 miliardi di persone, non possiamo che mandare il nostro abbraccio a loro, che deve arrivare grande, positivo e solidale, così come lo stesso nome del loro splendido Paese ci accoglie in un abbraccio caldo: un abbraccio equatoriale I commenti sono chiusi.
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Maggio 2017
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